Davide Colferrati Web Page
Living Memories
Valerio Vecchi
Ho conosciuto Davide alla fermata dell'autobus numero 41, prima fermata di via Saffi in direzione Borgo Panigale. Reduci entrambi,più che delusi, da un concerto degli Uriah Heep in quello che una volta si chiamava Palazzo dello Sport (adesso si chiama Land Rover Arena!!!) . Avevamo diciassette anni, pochi soldi e una passione sfrenata per la musica e il vinile. Ci mettemmo subito a parlare di musica, inorriditi dal fatto che al suddetto concerto il chitarrista ci aveva "deliziato" con l'amplificatore a manetta, grattando col plettro sulle corde stoppate mentre con l'altra mano fingeva di grattarsi il culo!....Di parlare di musica, di comprarci dischi, non abbiamo più smesso. Da lì è nata una grande amicizia, che per molto tempo è stata anche collaborazione: sono diventato il suo paroliere di fiducia. Attraverso di lui ho conosciuto i Travel, sono diventato l'ipotetico presidente di un ipotetico Travel Fan Club. Con lui e grazie a lui ho passato serate fantastiche, ho costruito parte della mia cultura musicale e non, ho vissuto esperienze e conoscenze che sono la fotografia della mia adolescenza, e quando se n'è andato ho sentito immediatamente dentro che se ne era andato un intero pezzo della mia vita. Così, sarà perchè questa adolescenza adesso è molto più che stagionata, sarà anche perchè negli ultimi tempi e per i soliti motivi non ci vedevamo troppo spesso, vorrei ricordare un episodio che risale ai primissimi tempi della nostra amicizia.Dovete sapere che per me andare a casa di Davide in via Quirino di Marzio ad ascoltare nuovi dischi era una libidine. Lui viveva con i suoi genitori e aveva una camera tutta sua, chi non se la ricorda, dove teneva i preziosi vinili e un giradischi Garrard che per me era fantastico. Anche se abitavo a due passi, in genere telefonavo prima di andare, e, dato che mi annunciavo con voce particolarmente soave e modi forbiti a sua madre, che di norma rispondeva al telefono, lei prese l'abitudine di avvisare Davide che al telefono c'era:"al count Valérii" (il conte Valerio) da cui il soprannome... All'epoca eravamo proprio due bei metallari tamarri, Davide poi, stravedeva per quei" fiorellini unplugged" che si chiamavano Grand Funk Railroad e aveva la sana abitudine di tenere l'impianto a manetta, molto ma molto di più di quanto mi potessi permettere a casa mia, dove Led Zeppelin II e Deep Purple in Rock erano stati vissuti dai miei come un vera sfiga. Ricordo che una sera, in camera sua, eravamo intenti ai soliti discorsi del tipo: "ho letto su Ciao 2001 una recensione di Enzo Caffarelli, non ci ho capito un cazzo, ma mi sembrava che ne parlasse bene etc." quando Davide mise sul piatto del giradischi una roba micidiale di chitarre ultrasature e lancinanti e tirò su il volume a un livello di difficile sopportazione. Dopo quattro, cinque minuti di quella rumba si aprì la porta e sua madre portandosi la mano all'orecchio e con molta calma disse:Davide, vutt un apparacc?! (Vuoi un apparecchio acustico?)Di questo episodio si sarebbe poi riso assieme un bel po', negli anni a seguire.Love forever, BrotherValerio, alias Il ConteNov. 30, 2005