CENTRAL UNIT + LOVING MACHINERY - Liner notes

 

 

 

 

 

 

 

Loving Machinery E.P.

  1. Saturday Nite

  2. Rock Onze

  3. What use? (Version)

  4. Beset City

Central Unit:

Natale Nitti - synthesizers, vocals

Alberto Pietropoli - saxes, guitar, synthesizer

Enrico Giuliani - bass, synthesizer

Roberto Caramelli - rhythmbox, technical tools, some synth lines

 

All arrangements by Central Unit

Recorded and mixed during May '81

Produced by Central Unit

Artwork by Carpinteri

 

All songs (C) 1982 Data Corporation

except for "What use?" (C) 1980, courtesy of The Cryptic Corporation

Remastered by (P) 2003 M.P. Records


Central Unit

  1. Detective Fredd

  2. Orient-Express

  3. Mas rapido

  4. Primavera di Kaspar

  5. Grotesque

  6. Bailamme

  7. Mordor

  8. Où Papè d'où Marocu

  9. Aiumassah!

  10. Die Flucht ohne Ende

I Central Unit:

Natale Nitti

Alberto Pietropoli

Enrico Giuliani

Roberto Caramelli
Alvise Cristinelli

hanno suonato: Yamaha CS60, Casio MT31, Korg MS10, MS20, Crumar DS2, pianoforte, mellovoices, violino, sax alto e soprano, basso, chitarra, e-bow, Korg B55, percussioni.

 

Peter Principle ha trattato i suoni con l'assistenza di Franky Lievaart e Gilles Martin.

Programmazione computer: Mauro "Tunez" Mattioli.

Registrazione e mixage: Studi "T2", Bologna.

Al banco di registrazione: "Betti Frank".

 

Tutti i brani composti, arrangiati ed eseguiti dai Central Unit.

Prodotto da Peter Principle e Central Unit.

Illustrazioni: Carpinteri.


 

Central Unit: una storia italo-balcanico-mitteleuropea

 

Maggio 1980, Bologna, Radio Città 103. Alcuni programmatori musicali sono tra i primi, annusando, a cogliere la fine della produzione discografica dei tardi ’70; hanno l’irruente necessità di creare qualcosa che infligga la finale mazzata a certa robazza post-progressive (sanno che si sta trasformando in un golem / leggono sconsolanti panorami audio nei fondi di caffé): nascono così i Central Unit.

Natale Nitti acquista ed utilizza con sapienza e mitteleuropea sapidità i grassi sintetizzatori dell’epoca, costruendo strutture ritmico-armoniche di furente avanguardismo e rara beltà. Il fondamentale contributo melodico è di Alberto “Poli” Pietropoli ai sassofoni, già nei Windopen (“Sei In Banana Dura” fu il loro fallico ribelle esordio su vinile). Enrico “Manrico” Giuliani lascia la tastiera e si reinventa più fisico al basso, mentre Roberto Caramelli cerca ed ottiene una decisiva struttura ossea pigiando i pulsanti della Korg 55, la migliore rhythm-box del tempo dopo la Linn Machine (a proposito di questa scelta di endorsement, pare che la Linn costasse 8 milioni di lire in più).

Con questo nome, Central Unit, il gruppo intende a) richiamare l’unità centrale, cuore e cervello del computer; b) indicare come in essa l’elaborazione di differenti esperienze possa tendere ad un unico e rappresentativo risultato; c) praticare sesso mitteleuropeo con donne germaniche, fiamminghe e valloni.

Caramelli trova valida e geniale collaborazione in Tunez (Tunets, secondo alcuni – cfr. Strumenti Musicali N° 36, dic. 1982, Gruppo Editoriale Jackson), il quale riesce con leonardesco ardire ed ardore a costruire un’interfaccia che colleghi la Korg 55 al Commodore Vic 20, al prezioso scopo di ottenere un simulacro Linn e poter quindi programmare strutture ritmiche che non siano quelle imposte dalla fabbrica.

Ed è da qui che la fabbrica si mescola con l’Orient-Express, le spuntature di vitello del centro di Bologna si dissuadono dall’essere mera carne con l’umidino e si de/ristrutturano ridimensionandosi maghrebine. Siamo nel 1981: a causa di quanto venuto sinora alla luce, i C.U. con l’ausilio di Roberto Costa registrano nottetempo quattro brani alla Fonoprint. Capita poi che i C.U. suonino come opening act per i Monochrome Set e gli Spandau Ballet; Alvise Cristinelli noto anche come Igor o Alvise Radisic, eterno studente di violino, entra nel gruppo portando con sè una decisiva ventata balcanica.

Nel Marzo 1982 Luigi Mazzesi, con la sua etichetta indipendente, dà alle stampe l’EP “Loving Machinery”. La copertina è di Giorgio Carpinteri, grande tra i grandi grafici e fumettisti che collaborano con Frigidaire e Linus. I brani sono i quattro registrati l’anno prima, ma non puzzano: “What Use?”, cover di un brano dei Tuxedomoon, si piazza nel giro di due settimane al 15° posto della Top 50 di FM Radio Bruxelles, davanti ai Japan (20°), Residents (24°), Echo & The Bunnymen (35°), Bauhaus (44°) ed al Michael Jackson di Billie Jean (49°). In testa alla classifica sono David Bowie, New Order e Liquid Liquid.

I C.U. sono iperattivi e realizzano la colonna sonora per un video fumettistico di Carpinteri all’interno della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. In luglio suonano dietro un telo davanti al quale stazionano due ballerine che provano gli esercizi alla sbarra, al cortile di Palazzo d’Accursio durante la rassegna Contaminazioni, tra videoinstallazioni di Brian Eno, concerti per sestetto e nastro magnetico di Andrea Centazzo, corridoi tropicali audiovisivi dello Studio Dr. Molyneaux. Fra i tanti ci sono anche gli Stupid Set ed i Talking Heads (anche nella versione vacanziera dei Tom Tom Club); la direzione artistica è di Gino Castaldo. É di questo periodo l’inizio della collaborazione con lo scenografo Ugo Cennamo per l’allestimento scenico dei concerti.

Agosto: Peter Principle si affeziona molto ai C.U. (così come d’altronde gli altri membri dei Tuxedomoon) e segue la produzione artistica di alcune nuove registrazioni. Uno dei precetti di fondamento è “l’imprecisione è casuale, la casualità è cosa buona, l’errore non è pertanto da correggere”. Nel gennaio 1983, dopo diversi ed infruttuosi dialoghi con case discografiche italiane ed estere, è la CGD, materializzatasi in un inaspettato afflato innovativo di Caterina Caselli Sugar, a firmare un contratto triennale con i C.U., i quali presentano ben dieci brani firmati C.U. e Peter Principle.

I managers CGD dapprima domandano “il demo è OK, dove sono i pezzi?” ma poi danno il tutto alle stampe. Ecco “Central Unit”, con nuova copertina di Carpinteri: 3000 copie vengono distribuite ai negozi, è un fiorire di recensioni positive (da Rockerilla al Guerin Sportivo, da Fare Musica a 100 Cose, da Orient Express al Mucchio Selvaggio).

Luglio 1983: i C.U. partecipano a Milano Suono tra Ivano Fossati, Material, Keith Jarrett. Un mese dopo si recano a Berlino per esibirsi al festival No Wave No Jazz in amena compagnia di Fad Gadget, Einstürzende Neubauten e Notorische Reflexe.

Sintonizzandosi sul neonato terzo canale RAI si possono cogliere improvvisamente dal televisore di casa brani eseguiti dai C.U. a Milano, insieme all’improbabile videoclip di “Detective Fredd” e ad una serie di collaborazioni con Roberto Costa e Stefano Benni.

Arriva il 1984 e Nitti, che già aveva dichiarato durante un’intervista al Corriere Del Giorno di propendere decisamente per un avvicinamento al grande pubblico, cerca una svolta vocale e più melodica: Steve Jewkes scrive testi in inglese, ma i demos di Christmas Morning, The Fight, Doctor Blago, New Lights, Fool’s Troubles, The Raise Of The New Gods rimangono nel cassetto poiché la CGD non intende perseverare e chiude anzitempo il contratto. La parola “mitteleuropeo” comincia a venire rifiutata dalla laringe stessa, e svanisce misteriosamente da alcuni dizionari; la nuvola balcanica si sposta sul versante reggiano; il Regno Unito fornisce alcune pessime indicazioni ai giovani acquirenti di dischi, e loro ci cascano; i Central Unit si sciolgono.

I vari e vani tentativi di ricostituzione giungono fino al 2000; dopo che Nitti è costretto a lasciare Bologna per motivi di lavoro, i rimanenti C.U. contattano Riccardo Lolli, proveniente dai Big Fest / Lobishomen e indirizzato verso le Navi Di Carta. Egli manomette un vecchio brano (“Ou Papé d’ou Marocu”): Caramelli, Giuliani e Poli gridano al miracolo. Viene rapidamente realizzato il cdr “Demos 2001”: la trasfigurazione giunge al termine con l’ingresso in formazione di Andrea Ventura alla batteria. L’Enciclopedia del Rock Bolognese di Andrea Tinti ben si ricorda dei C.U. e Luigi Ametta, dalle pagine web della sua rivista online (http://digilander.iol.it/anewland/nowarn.htm) dimostra di apprezzare molto la raccolta di demos: questa giunge finalmente sulla sagace e a volte mitteleuropea scrivania di Vannuccio Zanella.

Il prodotto che state maneggiando è una fedele ristampa delle prime opere, dallo stesso Zanella fortemente desiderata, che ben si accosta al nuovo cd “Internal Cut” realizzato nel 2003 dalla nuova formazione a cinque elementi.

Tra i futuri progetti, un cd cangiante ad ogni ascolto ed una visita in Giappone, anche solo per turismo.

Tuffatevi quindi nell’avanguardia elettronico-geometrica mittelbolognese balcanico-multimediale di vent’anni fa, ne riemergerete intatti.

 

Ciracira Ighnis e Rufus Njervudarov