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Amy Winehouse "Frank" Amy, ragazza
britannica appena diciannovenne. Timbro vocale a metà tra Erykah
Badu e Billie Holiday. Influenze, dichiarate tra i ringraziamenti
nel libretto interno del cd, Dinah Washington, Teena Marie, Minnie
Riperton, Sarah Vaughan, Carole King. Album, pubblicato sul finire
dello scorso anno e passato davvero inosservato. Ora, accolto
favorevolmente dalla critica d'Oltremanica (un eccezionale talento
vocale, uno dei più importanti album dell'anno, fenomenale esordio)
e distribuito anche nel resto d'Europa, il disco è già candidato
nella categoria debutto dell'anno ai British Awards 2004. Tredici
ottime songs (più alcune tracce nascoste di cui una celata
all'interno del secondo brano) dal sapore marcatamente rhythm &
blues, godibili arrangiamenti, eccellente produzione. È nata una
stella (bianca) nel firmamento della moderna musica soul
(nera)? |
Belle & Sebastian "Dear Catastrophe
Waitress" Nuovo corso musicale per l'agreste combo
scozzese. Persi due elementi fondatori ed abbandonata la fragilità
musicale degli esordi. Acquisita la presenza, dietro il banco del
mixer, del produttore esterno Trevor Horn (ricordate gli Abc e i
Frankie goes to Hollywood? È farina del suo sacco!). Il suo tocco
magico contraddistingue le sonorità e rende le canzoni, le migliori
e più riuscite dei B&S da cinque anni a questa parte. Un album,
giocoso e sbarazzino, di pura e perfetta pop music. La noia è
assolutamente bandita in questa dozzina di composizioni capaci di
soddisfare sicuramente gli amanti del pop intelligente (cfr.: Xtc,
Smiths, Field Mice, High Llamas).
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Bark Psychosis "Codename: dustsucker" Bark Psychosis. Un gruppo fondato
nel 1986 che ha impiegato otto anni per incidere il primo album. E`
quindi normale attendere dieci anni per la loro seconda fatica?
Visto il risultato finale, sembra di sì. Il leader, Graham Sutton
unico rimasto della formazione iniziale, riesuma la sigla Bark
Psychosis, dopo la parentesi Boymerang. Un progetto che diede vita,
nel 1997, ad un buon album di pura musica drum 'n' bass. Cinque anni
ci sono voluti per il completamento di questo nuovo capitolo.
Immaginate: il suono di una metropoli notturna, filtrato attraverso
le sonorità avant e post rock degli ultimi anni. Un sound etereo ma
allo stesso tempo sperimentale. Un disco compagno ideale di Spirit
of Eden dei Talk Talk. Dopo l'esordio Hex, un altro disco che merita
tutte le stelle disponibili. |
Brian Wilson presents "Smile" I
Beach Boys. Quelli disimpegnati della musica da spiaggia e brani
come Surfin' U.S.A. e Barbara Ann. Quelli delle deliziose armonie
vocali presenti nel loro capolavoro, Pet Sounds. 1966. C'era una
volta il seguito di Pet Sounds. Smile. A detta di Brian Wilson
rappresentava il suo naturale seguito. Purtroppo, nonostante il
numero considerevole di sedute di registrazione (più di ottanta),
non fu mai pubblicato. Pignoleria, mania di perfezione, insomma
Brian si era convinto che era impossibile da completare. Ora, fiato
alle trombe. Finalmente lo abbiamo tra le mani. Interamente nuovo,
completamente risuonato. Un album atteso da 37 anni. Un album di
psychedelia americana. Meraviglioso. Senza tempo, brillante. Il
lavoro di un genio nell'arte della perfetta pop song. Un disco che
si chiude con la nuova versione della classica Good
Vibrations. |
Central Unit "Internal
cut" A più di vent'anni dal
disco d'esordio ritornano, con un nuovo album, i Central Unit.
Gruppo bolognese, orientato sin dalla nascita, verso la musica
elettronica minimale e portavoce delle sonorità romantiche della
cosiddetta new wave italiana. L'album, prodotto dall'italianissima
M.P. Records e che si presenta in un'elegante versione digipack, è
composto di sette nuove composizioni inedite e le cover versions di
Areknames di Franco Battiato e Riders on the storm dei Doors.
Quest'ultima, simpaticamente, contiene al suo interno alcuni
frammenti dell’evergreen degli anni sessanta Una rotonda sul mare.
Nella sua totalità l'album presenta una gamma di suoni elettronici
innovativi, piacevolissimi ed uno stile personalissimo ed
avvincente. Non ultimo, la copertina affidata, come nell’esordio, a
Giorgio Carpinteri, uno dei maestri del fumetto
italiano. |
Dimitri from Paris "Cruising
attitude" Dimitri il deejay alla consolle. Da Parigi ma
di origini turche. Innamorato delle atmosfere disco settanta a là
Salsoul Records. Uno degli alfieri della musica da club francese.
Alla ribalta per aver insonorizzato le passerelle di Chanel,
Lagerfeld, Gaultier ed aver donato un tocco magico a brani di
centinaia di artisti, tra i quali Pizzicato Five, Bjork, Brand New
Heavies, New Order. Protagonista di decine di selezioni mixate nei
club più in di tutto il mondo. Imperdibile, a tal proposito, la sua
serata documentata nel compact disc A night at the Playboy Mansion.
Dimitri from Paris, un nome sulla bocca di tutti dal lontano 1996,
anno del suo debutto Sacrebleu. Ora, con il suo secondo album e nel
bel mezzo dell’estate, il re della lounge-disco-house ci stupisce
positivamente con quattordici fantastiche disco pop songs. Benvenuto
a bordo è l'invito iniziale, cosa aspetti? |
Elvis Costello "North" Quando Elvis
pubblicò il suo primo album nel 1977 fu catapultato all’interno del
ciclone new wave punk inglese. Ora, ventisei dopo quel debutto e
cinque anni dopo averci regalato un capolavoro di rara bellezza in
coppia con il sempiterno Burt Bacharach, il cinismo e la rabbia
sembrano completamente sparite. La sua ultima fatica è quindi il
naturale seguito di quel capolavoro di dolcezza e raffinatezza che
fu, in coppia con il Maestro Burt, Painted from memory. North:
canzoni spogliate d’ogni elemento rock e vestite di arrangiamenti
classici dove a primeggiare sono viole, violini, violoncelli.
Canzoni autunnali, intime, discrete, eleganti ed ottimamente
interpretate. |
Erlend Oye "Dj kicks" Erlend Oye. Vocalist
e pop star del duo norvegese Kings of Convenience. Quiet is the New
Loud, il secondo album del duo licenziato nel 2000, è considerato il
manifesto del cosiddetto (nuovo) movimento acustico. Erlend
simpatico e occhialuto. Unrest, il suo disco solista dello scorso
anno, contiene ambient songs nate dalla collaborazione con dieci
diversi produttori in dieci diverse capitali europee. Dj kicks una
collana, pubblicata dall’etichetta tedesca Studio K7, creata per
soddisfare il desiderio di essere deejay da parte di musicisti che
spesso deejay non sono. La selezione, elettronica, ballabile ed una
delle più riuscite della serie, affianca artisti del calibro di
Phoenix, Cornelius, Royksopp e Rapture ad interventi acappella dello
stesso Oye. Senza dubbio coinvolgente. Una validissima alternativa
alle monotone compilations di dischi per
l’estate. |
Fennesz "Venice" Christian Fennesz,
viennese. Uno dei più stimati artisti nel’ambito della musica
elettronica d'ascolto minimale e sperimentale. Venice, il suo nuovo
album, nato nell'estate dello scorso anno, durante un soggiorno
veneziano dello stesso musicista. Chitarra, powerbook e la calda
voce di David Sylvian nell’unico brano cantato, i soli strumenti
usati per la sua stesura. Rivers of sand (fiumi di sabbia) il primo
brano, sottili strati d'abrasioni digitali. Laguna, il decimo brano,
2' e 46" di chitarra, limpida ed essenziale. È già capolavoro del
glitches-pop. La chiamano così, questo tipo di musica. Glitches-pop.
Composizioni nelle quali la melodia non è mai suonata ma smembrata,
tagliata ed assemblata. Fennesz è quindi formidabile maestro di
copia e incolla. Splendido il packaging del compact disc,
raffigurante cinque locations veneziane, opera del mago
dell'obiettivo Jon Wozencroft. |
Ilya "They died for beauty" Bellissimo.
Il nome della prima, ammaliante, traccia in quest'lbum. Bellissimo
che il trio provenga da Bristol, amena località d'oltremanica,
divenuta musicalmente importante, grazie all'affermazione dei
Portishead, il gruppo principe del fenomeno trip-hop. Bellissimo
sentire tra i 'solchi' di questo compact disc una calda voce
femminile e sognanti arrangiamenti, a metà tra l'elettronica ed il
jazz a là John Barry. Bellissimo risentire, piacevolmente e a
distanza di qualche anno, le sonorità che abbiamo amato in gruppi
quali Alpha, Hoover, Mono, Morcheeba, Sneaker Pimps oltre ai già
citati Portishead. Bellissimo sarebbe che questo disco fosse datato
1994. Bellissima la prima ammaliante traccia di quest'album…
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Interpol
"Antics" Sono bastate poche note, nel loro disco di
debutto del 2003, per rintracciare la principale fonte d'ispirazione
di questi quattro giovani ragazzi newyorchesi. Il loro gruppo di
riferimento. I Joy Division. La mia band preferita di tutti i tempi.
Stessa formazione a quattro. Stessa ossessione per il gotico. Stessa
voce baritonale, in un paio di brani addirittura si sfiora il
plagio, identica forma e sostanza nell'uso degli strumenti. Alla
luce di queste similitudini, gli Interpol non brillano di luce
propria. Possono brillare di luce propria, soltanto se, chi li
ascolta, nei primi anni ottanta ha mancato, per ragioni puramente
anagrafiche, l'appuntamento con Echo & the Bunnymen, Cure,
Psychedelic Furs ed appunto Joy Division. Soltanto in questo caso,
il loro secondo album potrà soddisfare i fanatici dell'odierna
musica indipendente ed alternativa. Buono ma niente di nuovo sotto
il sole. |
Keane "Hopes and fears" Il gruppo più
chiacchierato dell'ultimo anno e mezzo. Probabilmente la band
emergente dell'anno. Sicuramente destinati, con il loro disco di
debutto in circolazione da un paio di settimane, ai piani alti delle
classifiche. Trio pop acustico. Voce, piano batteria. Totale assenza
di chitarre. Inevitabilmente già inseriti nella nutrita schiera di
gruppi che, di volta in volta, hanno avuto l'arduo compito di
cercare di sconvolgere il mondo della musica pop. Coldplay, Doves,
Starsailor, Travis. Le premesse per aggiungere il trio all'elenco ci
sono tutte. Il suono tradizionalmente britannico. La voce corposa e
piena di pathos. Le melodie da batticuore, così semplici e carine,
che ti entrano in testa sin dalle prime battute. La passione e la
poesia delle liriche. Il sapore vagamente retrò delle canzoni.
Keane. Hopes and fears. Speranze e paure. |
Me'Shell Ndegeocéllo "Comfort woman"
Me'Shell: una delle più talentuose musiciste della nostra
generazione. Un'artista capace di passare dal soul sensuale al funk
più estremo. Un'artista in grado di abbandonare la carica
sinistramente hip-hop del precedente cd Cookie e tornare ad
esplorare i celestiali territori già esplorati nel suo terzo e
capolavoro album Bitter. Comfort woman: un album musicalmente
ambizioso che può fungere da anello di congiunzione tra lo spirito
dub-reggae di matrice giamaicana ed il, tipicamente americano,
groove-jazz metà anni settanta. Uno dei migliori album di soul
contemporaneo dell'anno.
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Pink Martini "Hang on little
tomato" Somewhere between a 1930s Cuban dance orchestra,
a classical chamber music ensemble, a Brasilian marching street band
and Japanese film noir is the 12-piece Pink Martini. Così si
autodefinisce Pink Martini nel suo sito. Il gruppo nasce nel 1997
dall'incontro tra Thomas, pianista di estrazione classica, e la
vocalista China. Reclutati una decina di musicisti di
accompagnamento iniziano le danze. Purtroppo, il loro disco
d'esordio, datato 1999 e dal titolo Sympathique, passa in sostanza
inosservato. E`solo l'anno successivo che, grazie all'inclusione di
un brano tratto dal loro disco di debutto in uno spot pubblicitario
francese, Pink Martini sale alla ribalta della scena canora. In
questo secondo album, disponibile da un paio di settimane sul
mercato, i temi sono i medesimi già articolati nel precedente disco.
Persistono le atmosfere anni '50 e '60 e i riferimenti cubani
dell'esordio. Piacevolissimo. |
Robert Wyatt "Cuckooland" Robert Wyatt,
inglese figura di spicco della cultura rock britannica. Ex
batterista dei Soft Machine, gruppo capostipite delle scena
progressiva di Canterbury nei primi anni settanta, Robert ha però
costruito la sua carriera attorno alla particolare e fragile
vocalità. Un voce-falsetto che ha il potere di renderti triste ma
allo stesso tempo felice. Robert, un autore che centellina le sue
produzioni. Un autore che, mosca bianca nel panorama musicale, si fà
sentire quando ha qualcosa da dire. Il suo nuovo album Cuckooland,
un campionario di musiche popolari tinteggiate di jazz, appare sei
anni dopo Shleep.
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Senor Coconut "Fiesta songs" 1996 Uwe
Schmidt in arte il signor Coconut, stanco della noiosa scena
musicale europea si trasferisce in Cile per esplorare le possibilità
della musica latina, cumbia, salsa e merengue. Nel luglio 2000
pubblica, con clamoroso successo di critica e pubblico, l'album El
bailè aleman, contenente la rielaborazione in chiave latina di
composizioni del mitico gruppo teutonico Kraftwerk. Le esotiche
interpretazioni di The robots e Tour de France diventano dei
riempipista nei lounge-club europei. Maggio 2003: il ritorno del
signor Coconut. A subire una divertente rivisitazione a ritmo di cha
cha, mambo e merengue sono degli evergreen della musica pop, rock e
soul quali Smoke on the water, Riders on the storm, Smooth operator,
Blue eyes, Beat it ed Oxygene. Febbraio 2004: Fiesta songs…siamo in
tempo per ballarlo a carnevale? |
Sylvian & Sakamoto "World
citizen" Cittadini del mondo. David e Ryuichi. Un
sodalizio più che ventennale ed una nuova fruttuosa collaborazione.
Artisti che non dovrebbero avere bisogno di presentazione. In
sintesi. David Sylvian, magnetico vocalista inglese dapprima
personalità di spicco nel gruppo art-rock Japan, poi acclamato
solista, autore di indimenticabili canzoni. Ryuichi Sakamoto,
poliedrico musicista nipponico dapprima la mente nel trio Yellow
Magic Orchestra, poi solitario assemblatore di suoni dal mondo e
compositore di indimenticabili temi da film. World citizen, progetto
nato e cresciuto nell'arco di pochi mesi, in maniera virtuale,
grazie ad una corrispondenza di mp3. Cittadino del mondo, le cui
liriche inizialmente erano intese come tema anti-guerra (il refrain
recita: il mondo sta soffrendo, questo mondo sta soffrendo, il mio
mondo sta soffrendo) è un inno alla sopravvivenza. Questo mini album
pubblicato nel novembre 2003 nel solo mercato del sol levante e
reperibile d'importazione, è finalmente distribuito anche nella
vecchia Europa. |
The Stills "Logic will break your
heart" Montreal, Quebec, Canada. Dopo quattro anni di
gavetta e il trasferimento nella Grande Mela ecco l'album di debutto
per il quartetto canadese. Sonorità che affondano le radici nel
post-punk inglese ed americano di inizio anni ottanta e la
sensazione è che abbiano imparato a memoria la lezione. L’iniziale
Lola stars & stripes sembra uscita dalla penna dei Doves, Gender
bombs sembra partorita dai Comsat Angels, Love and death potrebbe
essere eseguita dagli Smiths, Of Montreal possiede la linea del
basso di chiara matrice New Order e Ready for it è contrassegnata
dal jingle jangle chitarristico tipico dei Church. Tutto condensato
in 49 minuti. Un disco che raggiunge ora il mercato europeo dopo
l'uscita oltreoceano verso la fine dello scorso anno. Un fantastico
e vibrante pop record con un sound che può emozionare tutti gli (ex)
new wavers all'ascolto. |
Wilco "A ghost is born" I Wilco. Band di
country alternativo nata, una decina d'anni or sono, dopo lo
scioglimento dei rusteghi rockers Uncle Tupelo. Un gruppo esploso in
maniera planetaria con Yankee Foxtrot Hotel. Un album dalla
gestazione difficile. Dapprima, agli inizi del 2001, rifiutato di
essere stampato dalla casa discografica. In seguito, acquistato
completamente da Jeff Tweedy e compagni alla ricerca di un nuovo
contratto discografico. La spuntò la Nonesuch Records e, l'anno
seguente, il disco fu finalmente dato alle stampe. Ora un nuovo
album destinato a bissarne il successo. Le uniche particolarità
sembrerebbero essere, il ritorno alle atmosfere elettriche molto
vicine a Neil Young, ed il momentaneo abbandono dell'uso dei samples
e dell'elettronica. Nell'attesa del capolavoro, che potrebbe essere
il prossimo lavoro, gustiamoci questa dozzina di brani.
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Zero 7 "When it falls" 2001 Zero 7: gli
Air britannici. Simple things: l’unico album in grado di tener testa
al capolavoro Moon safari. Questa in sintesi la biografia degli Zero
7, collettivo nato quasi per gioco dall’incontro dei produttori
britannici Henry Binns e Sam Hardaker. Dopo un decennio trascorso
dietro il banco di regia, i due decidono, nel 1999, di mettersi in
proprio. Dopo aver tastato il terreno con l’emissione di un paio di
ep’s pubblicano, due anni dopo, il loro disco d’esordio. L’obiettivo
è centrato. Simple things definisce i contorni della musica
cosiddetta easytronica (elettronica di facile ascolto). Dodici
(notevoli ed indimenticabili) tracce. Tre voci. Un capolavoro. 2004
Anticipato dal suadente singolo Home, esce in questi giorni nei
negozi di dischi il loro secondo album. Undici tracce. Quattro voci.
Una conferma. Squadra che vince non si cambia… |
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